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Cos’è l’ansia sociale?

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Cos’è l’ansia sociale? (Seconda parte)

  • by Dr. Paolo Iervese
  • Mag. 5, 2013
  • Psicologia Cognitiva

Una descrizione dell’ansia e della fobia sociale a partire dal modello cognitivo proposto da Paolo Iervese

Eritrofobia

Nel modello cognitivo che propongo l’ansia sociale è letta essenzialmente come un vissuto particolarmente “resistente” alla normale desensibilizzazione dovuta all’esposizione che l’ansioso sociale sperimenta quotidianamente. In altre parole, pur esposti continuamente a situazioni stressanti, gli ansiosi sociali spesso non sentono nel tempo una diminuzione dell’ansia e di solito non traggono benefici particolari dall’avere già affrontato in passato una certa situazione.Chi sperimenta questo tipo di problema fatica ad accettare le proprie emozioni di base; per esempio, coloro che vivono con profondo disagio il proprio arrossire (eritrofobia) in situazioni sociali generali o in contesti performativi come esami o situazioni lavorative, considerano con profonda vergogna (emozione secondaria) il fatto di provare emozioni come rabbia, vergogna, sentimenti di inadeguatezza, noia (emozioni primarie).

Questo perché considerano le emozioni (primarie) che sperimentano nella relazione come “sbagliate”, fuori luogo. Da qui individui con problemi di eritrofobia o generalmente di fobia sociale partono per arrivare solo in un secondo tempo a considerare come fallimentare ogni situazione sociale in cui ritengono di aver mostrato il proprio disagio, ritenendo di essere apparsi agli altri come strani, goffi, deboli. Se le emozioni sperimentate nella relazione elicitano immediatamente un profondo sentimento di vergogna, che risulta pervasivo e disturbante, è probabile che questo sia dovuto al significato profondo che persone con ansia o fobia sociale attribuiscono alle emozioni stesse che provano. Chi è abituato a monitorare continuamente i propri stati d’animo è capace di individuare immediatamente l’attivazione emotiva primaria; che questa si presenti come emozione di rabbia, di paura o di vergogna, l’ansioso sociale immediatamente affianca a questa attivazione un vissuto emotivo di inadeguatezza, che si lega a costrutti cognitivi impliciti che variano a seconda dell’emozione primaria.

Quindi possiamo sintetizzare la sequenza cognitivo-emotiva in questo modo:

  • Situazione ansiogena
  • Attivazione emotiva primaria + pensieri + manifestazione
  • Attivazione emotiva secondaria (beliefs sottosoglia) + manifestazione 2
  • Vergogna (+ giudizio sottosoglia) per la manifestazione 2
  • Tristezza/rabbia, pensieri di sconfitta  (stati depressivi)

Proviamo a immaginare la sequenza strutturale calata in una situazione concreta, con un soggetto con ansia sociale che chiameremo Giovanni:

  1. (situazione ansiogena): Giovanni va a ritirare un divano lasciato dal tappezziere per una rifoderatura. Il prezzo preventivato per tale lavoro è di euro 150. Al momento del ritiro il tappezziere chiede 250 euro.
  2. (attivazione emotiva primaria + manifestazione): Giovanni prova una rabbia immediata, accompagnata dal pensiero di essere stato preso in giro perché considerato uno sciocco, un debole, un inadeguato. Contemporaneamente egli monitora i propri stati interni e la loro manifestazione ed espressione, cercando di controllare posture ed espressioni facciali (prima manifestazione del vissuto emotivo)
  3. Il magma emotivo che scuote il soggetto con ansia sociale attiva immediatamente pensieri/emozioni tesi all’evitamento della situazione contingente. L’evitamento si attua  attraverso la negazione dei vissuti emotivi e del fatto stesso. Per quanto riguarda il fatto (l’essere stato ingannato dal tappezziere) l’ansioso sociale sviluppa pensieri di sfiducia circa l’episodio che si esplicano in modalità tipo questa: “Forse ricordo male, magari avevamo pattuito effettivamente 250 euro”. Pensieri di questo tipo hanno due funzioni: salvare la faccia a Giovanni, il quale sa che uscirà male dalla situazione (pagherà quanto richiesto, probabilmente non oserà dire assolutamente nulla, sperimenterà stati depressivi conseguenti al fatto, sentendosi incapace, debole e destinato all’insuccesso); la seconda funzione, più importante e costringente, riguarda la capacità del pensiero di impedire qualsiasi esternazione emotiva, bloccando il paziente su un dubbio creato ad hoc che svanirà nel momento stesso in cui l’ansioso sociale sarà fuori dal contesto relazionale ansiogeno, lasciandolo solo con il proprio senso di fallimento. Ancor prima del dubbio di evitamento l’ansioso sociale sperimenta un’emozione potentissima di vergogna, di cui non sempre è consapevole e che vive nella modalità del “sentirsi imbarazzato” dalla situazione. Questa emozione di vergogna accompagna giudizi di non accettazione delle emozioni primarie (nel nostro esempio l’emozione primaria è la rabbia per essere stati ingannati dal tappezziere). I giudizi di solito non sono immediatamente presenti alla mente del soggetto che li sperimenta, il quale è talmente preda dell’emozione di vergogna da non poter in nessun modo concentrarsi su altro. La stessa dinamica relazionale risulta fortemente disturbata nella rievocazione perché vissuta attraverso il filtro dell’emozione secondaria che crea una sorta di confusione mentale nel paziente, tale da non permettergli alcuna lucidità nella relazione, né chiarezza di ricordi circa il fatto per come si è svolto. L’emozione di vergogna, quindi, è talmente pervasiva da lasciare impliciti i pensieri ad essa collegati i quali, tutti, hanno a che fare con l’incapacità del soggetto ansioso di accettare i vissuti emotivi primari. L’emozione secondaria rinforza la manifestazione esteriore delle emozioni (viso terreo, sudore, rossore, tremori), facendo sì che il paziente si senta più vulnerabile e sottoposto al giudizio del mondo; l’aumento di manifestazione delle emozioni rinforza l’esperienza disgregante del Sé rappresentata dalla vergogna.
  4. Il forte disagio provocato dalla sensazione di mostrare all’esterno il proprio stato emotivo porta i soggetti con ansia sociale a provare un potentissimo senso di vergogna ulteriore che va ad amplificare ulteriormente i vissuti di inadeguatezza. I meccanismi di rinforzo tipici dell’ansia, tali per cui la vergogna aumenta le manifestazioni di disagio e la consapevolezza di queste aumenta sua volta la vergogna, sembrano allora creare uno stato di malessere insuperabile, incontrollabile, spietato. Il soggetto con ansia sociale sperimenta la sensazione di scacco relazionale data dalla convinzione radicale che tutto ciò non avrà mai una fine. Nel tempo, con l’accumularsi degli insuccessi relazionali, la persona ansiosa perde completamente la speranza che il problema possa risolversi da sé e sperimenta un senso cronico di fallimento, assumendo un atteggiamento sfiduciato e di resa che, attraverso un incremento dei comportamenti evitanti, può portare fino al completo ritiro sociale.
  5. La fine del processo vede Giovanni tornare a casa consapevole di aver subito un torto e di non aver avuto il coraggio di opporvisi in alcun modo. I sentimenti di sconfitta che vengono provati in questa fase sono ulteriormente appesantiti dal ricordo di situazioni simili vissute in passato e dalla convinzione di essere destinati a vivere costantemente emozioni di sconfitta e fallimento. Lo stato depressivo vissuto da soggetti ansiosi e fobico-sociali è spesso l’ultima fase emotiva del processo relazionale, che si chiude con la sensazione di essere destinati alla solitudine perché goffi, poco interessanti, inadatti alla socializzazione.

Dr. Paolo Iervese


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Iscritto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia n. 03/14493, dal 14/04/2011
Laurea In Neuroscienze Cognitive, Specializzazione in Psicoterapia Cognitiva
P.I. 03285880120

 

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