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Una descrizione dell’ansia e della fobia sociale a partire dal modello cognitivo proposto da Paolo Iervese
Nel modello cognitivo che propongo l’ansia sociale è letta essenzialmente come un vissuto particolarmente “resistente” alla normale desensibilizzazione dovuta all’esposizione che l’ansioso sociale sperimenta quotidianamente. In altre parole, pur esposti continuamente a situazioni stressanti, gli ansiosi sociali spesso non sentono nel tempo una diminuzione dell’ansia e di solito non traggono benefici particolari dall’avere già affrontato in passato una certa situazione.Chi sperimenta questo tipo di problema fatica ad accettare le proprie emozioni di base; per esempio, coloro che vivono con profondo disagio il proprio arrossire (eritrofobia) in situazioni sociali generali o in contesti performativi come esami o situazioni lavorative, considerano con profonda vergogna (emozione secondaria) il fatto di provare emozioni come rabbia, vergogna, sentimenti di inadeguatezza, noia (emozioni primarie).
Questo perché considerano le emozioni (primarie) che sperimentano nella relazione come “sbagliate”, fuori luogo. Da qui individui con problemi di eritrofobia o generalmente di fobia sociale partono per arrivare solo in un secondo tempo a considerare come fallimentare ogni situazione sociale in cui ritengono di aver mostrato il proprio disagio, ritenendo di essere apparsi agli altri come strani, goffi, deboli. Se le emozioni sperimentate nella relazione elicitano immediatamente un profondo sentimento di vergogna, che risulta pervasivo e disturbante, è probabile che questo sia dovuto al significato profondo che persone con ansia o fobia sociale attribuiscono alle emozioni stesse che provano. Chi è abituato a monitorare continuamente i propri stati d’animo è capace di individuare immediatamente l’attivazione emotiva primaria; che questa si presenti come emozione di rabbia, di paura o di vergogna, l’ansioso sociale immediatamente affianca a questa attivazione un vissuto emotivo di inadeguatezza, che si lega a costrutti cognitivi impliciti che variano a seconda dell’emozione primaria.
Quindi possiamo sintetizzare la sequenza cognitivo-emotiva in questo modo:
Proviamo a immaginare la sequenza strutturale calata in una situazione concreta, con un soggetto con ansia sociale che chiameremo Giovanni:
Dr. Paolo Iervese
Psicologo Psicoterapeuta Busto Arsizio
Dr. Paolo Iervese Psicologo Psicoterapeuta
Busto Arsizio
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Iscritto all’Ordine degli Psicologi della Lombardia n. 03/14493, dal 14/04/2011
Laurea In Neuroscienze Cognitive, Specializzazione in Psicoterapia Cognitiva
P.I. 03285880120
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